Emergency

giornale di cantiere  

un blog costruttivo



HOME


ARCHIVI

marzo 2002
aprile 2002
maggio 2002
giugno 2002
luglio 2002
agosto 2002
settembre 2002
ottobre 2002
novembre 2002
dicembre 2002
gennaio 2003
febbraio 2003
marzo 2003
aprile 2003
maggio 2003
giugno 2003
luglio 2003
agosto 2003
settembre 2003
ottobre 2003
novembre 2003
dicembre 2003
gennaio 2004
febbraio 2004
marzo 2004




e-mail
giornale_di_cantiere@yahoo.it


This gif is freely copyable. Just right click, save
Powered by
RSSify at WCC





Feed Atom

convertito in



dal tocco magico
di A. Cavedoni



Blog e dintorni

fragments of wishdom
Leonardo
willy-nilly
POLAROID
Ludik
skip intro
Blogorroico
Diario di bordo
101ism
Bellacci
Valido
Giardino di cemento
Voglia di Terra
Pandemia
Zu
Strelnik
Blogger di guerra
Arsenio
le strade bianche
Arkangel
Photoblogger
Gonio
Hotel Messico
Architectura
Il fiore del cactus
brekane
Haramlik



la directory dei blog italiani



Blog Star Death Match
due discutono
uno vince



Bloogz
motore di ricerca
dei blog





Al momento della sospensione questo blog era stato visitato per 25.000 volte
(1.000 più, 1.000 meno)


14 gennaio 2003
 
Proprio mentre leggevo queste righe, scritte da Ivan Illich nel 1973, il giornale radio strombazzava la prossima costruzione del ponte sullo Stretto di Messina...

Appena si arriva a dipendere dal trasporto, non solo per i viaggi che durano parecchi giorni ma per gli spostamenti quotidiani, diventano acutamente palesi le contraddizioni tra la giustizia sociale e la potenza motorizzata, tra il movimento efficace e l'alta velocità, tra la libertà personale e l'itinerario preordinato. La dipendenza forzata dalle macchine automobili nega allora a una collettività di persone semoventi proprio quei valori che i potenziali mezzi di trasporto dovrebbero in teoria garantire.

La gente si muove bene con le proprie gambe. Questo mezzo primitivo per spostarsi apparirà, a un'analisi appena attenta, assai efficace se si fa un confronto con la sorte di chi vive nelle città moderne o nelle campagne industrializzate. E riuscirà particolarmente suggestivo quando ci si renderaà conto che l'americano d'oggi, in media, percorre a piedi, per lo più in tunnel, corridoi, parcheggi e supermercati, tanti chilometri quanti ne percorrevano i suoi antenati.

Chi dipenda esclusivamente dalle proprie gambe si sposta secondo lo stimolo del momento, a una velocità media di cinque o sei chilometri l'ora, in qualunque direzione e per andare in qualsiasi posto che non gli sia legalmente o materialmente precluso. Ci si aspetterebbe che ogni miglioramento di tale mobilità connaturata prodotto da una nuova tecnologia del trasporto salvaguardi quei valori e ne aggiunga degli altri, come un maggiore raggio d'azione, risparmio di tempo, comodità, maggiori possibilità per i menomati. Sinora non è questo che è accaduto. Anzi, lo sviluppo dell'industria del trasporto ha avuto dappertutto l'effetto opposto. Quest'industria, da quando le sue macchine a vapore hanno potuto mettere dietro ogni passeggero più d'un certo numero di cavalli vapore, ha diminuito l'eguaglianza tra gli uomini, ha vincolato la loro mobilità a una rete di percorsi disegnata con criteri industriali e ha creato una penuria di tempo senza precedenti. Appena la velocità dei loro veicoli varca una certa soglia, i cittadini diventano consumatori di trasporto nel giro dell'oca quotidiano che li riporta a casa, un circuito che gli uffici di statistica chiamano "spostamento" per distinguerlo dal vero "viaggio" che si ha quando il cittadino, uscendo di casa, si munisce dello spazzolino da denti.





Comments: Posta un commento


This page is powered by Blogger.